
In questo incontro dedicato al Perù, alle sue migrazioni interne e alla musica che da loro è nata, abbiamo avuto come ospiti Gianella “Wiqha” Chumpitaz, dj e artista multidisciplinare peruviana e colombiana che vive e lavora a Milano, e Carlos Alberto Chero Dominguez, antropologo e mediatore interculturale peruviano che vive, studia e lavora a Torino.
La storia della chicha, la declinazione peruviana della cumbia (genere musicale colombiano che ha generato
varianti in tutta l’America Latina), è intimamente legata alla migrazione interna che ha attraversato e
definito il paese. Il Perù è tradizionalmente suddiviso in tre fasce verticali, che si distinguono sia per
geografia che per varietà culturale: la costa, la sierra (regione andina) e la selva (regione amazzonica). La
costa peruviana è molto arida e divenne la sede del colonialismo spagnolo; i popoli indigeni del Perù
risiedevano principalmente nelle altre due zone. A partire dagli anni Sessanta, si sono intensificati i
processi di inurbamento che hanno portato migliaia di persone nelle grandi città della costa, fra tutte la
capitale Lima. Questi migranti interni, che partivano soprattutto dalla zona andina, erano marginalizzati in
quanto poveri ed estranei alla cultura prevalentemente spagnola e postcoloniale delle città, nonché
provenienti da una regione del paese che in quegli anni era nota soprattutto per movimenti violenti, e quindi
considerati pericolosi.
Importanti documenti e riflessioni dell’epoca ci arrivano dall’antropologo peruviano José Matos Mar, fondatore
nel 1964 dell’Istituto di Studi Peruviani, che promosse l’analisi dei migranti in quanto esponenti di gruppi
culturali indigeni e non come semplici poveri.
La chicha, che prende il nome da una bevanda diffusa fra gli Inca, indica prima una musica e poi un intero
movimento di affermazione identitaria. Si presenta come un’ibridazione a tutti i livelli, dagli strumenti
utilizzati all’universo grafico, di elementi di origine andina a elementi tipici della città e di quella che
possiamo chiamare modernità. I testi delle canzoni parlano principalmente di amore, riscatto e altri
sentimenti
positivi, ma non abbandonano mai quel senso di nostalgia verso i territori nativi e i rimandi ai problemi e le
amarezze emersi durante lo spostamento; sono lo specchio della società peruviana in quegli anni. I suoni si
sviluppano a partire dalla musica andina ma sono spesso prodotti con strumenti elettronici e con influenze di
generi stranieri.
Un elemento distintivo della chicha sono i colori molto iridescenti, accesi e onnipresenti. Dai muri delle
case
negli accampamenti nella periferia di Lima, ai tessuti, ai manifesti pubblicitari dei concerti, niente è
esente
dalla presenza del colore.
Questa identità rappresenta i processi di ibridazione che hanno fatto il Perù di oggi.